diffamare con un like"Non è detto che tutto ciò che è condiviso e apprezzato sia sempre il bene.  Basta vedere quanto facilmente si condividono sui social giudizi e parole sprezzanti, insulti, cattiverie.  Quel “mi piace” a un insulto o a una cattiveria, cari amici, per noi cristiani è un peccato che va riconosciuto e confessato".
Sono le parole del Vescovo Ambrogio pronunciate, in Cattedrale, durante l' 
Omelia del Mercoledì delle Ceneri 2019


Un esempio di grande attualità, spiegato in modo chiaro e diretto. Come fatto già in altre occasioni, per porre l'attenzione su quanto la violenza possa essere fisica, verbale ma anche "social". Perchè un semplice "like" ("mi piace", strumento utilizzato sui social network per esprimere il proprio apprezzamento a notizie, foto, eventi, etc...) non è fine a se stesso.
Anzi, esprime (e spesso alimenta) la violenza e il male. 

In questi giorni la presa di posizione da parte del Vescovo Spreafico è stata ripresa e rilanciata, in ordine cronologico:
- dall'Agenzia di stampa SIR: qui la nota ;
- dall'agenzia di stampa Adkronos: si può leggere qui;
- dal quotidiano Il Messaggero: qui l'articolo;
- dall'emittente radiofonica Radio2 dove mons. Spreafico è intervenuto in collegamento telefonico sabato 9 marzo durante la trasmissione "I love Radio2" condotta da Angelica Rafanelli e Mauro Casciari
segue audio Qui su Massmedia il possibile download

- l'articolo su pdfAvvenire_Lazio_7_-_17_marzo_2019.pdf;
- l'articolo su Il Fatto Quotidiano: si può leggere qui;
- l'intervista del 19 marzo su Città Nuova: a questo link;
- dalla rubrica WikiChiesa del quotidiano Avvenire (pagina 2, del 20 marzo): a questo link.

- da Radio Vaticana, durante la diretta del 22 marzo: in questo articolo sono disponibili l'audio e il testo Quaresima. Mons. Spreafico: serve stile pacifico sui social