Sabato 8 aprile 2023
Cattedrale

Omelia Pasqua
Cari fratelli e sorelle, “questa è la notte in cui Cristo, spezzando i vincoli della morte, risorge vincitore dal sepolcro”, come abbiamo proclamato. Questa è la notte della nostra liberazione dalle tenebre del peccato per condividere la gioia del Risorto. Sì, uniamoci al canto della resurrezione. Troppo fitte sono le tenebre della guerra, della violenza, della povertà, della solitudine, dello smarrimento. Esse oscurano i tempi, la strada, la vita di milioni di donne e uomini, non fanno vedere il futuro, ci vorrebbero dominare per toglierci la speranza e il sogno di un mondo rinnovato, quello che il Signore ha voluto iniziasse di nuovo, dopo quello della creazione, con la vittoria di Dio sulla morte.

Ecco la Pasqua. Il terremoto, che le due Marie udirono quando andarono al sepolcro di buon mattino, scuota il torpore della nostra vita, che ci fa chiudere nel nostro piccolo io, perché ricominciamo ad ascoltare la Parola di Dio, lasciando che l’angelo rotoli via la pietra dietro cui ci nascondiamo, ci difendiamo, ci isoliamo quasi per paura o per la ricerca di una facile quanto illusoria felicità. Non capirono subito quelle donne, anzi si spaventarono perché ormai avevano posto una pietra sopra il dolore di quel loro amico crocifisso. Non speravano certo che da lì sarebbe iniziata una vita nuova. Eppure, andarono, come siamo venuti noi qui questa notte. Siamo qui comunque perché crediamo che questa notte può cambiare la nostra vita e il mondo.

“Non abbiate paura!”, disse quell’angelo alle donne, “So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto… Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risorto dai morti; ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete”. “Non abbiate paura”, sono le prime parole. Poi Gesù stesso le ripeterà alle donne: “Non temete”. Anche noi abbiamo tante paure per noi, per i nostri cari, per la violenza, la sofferenza di tanti, paure per il futuro, la malattia, la morte. Abbiamo il cuore pieno di paure. Anche davanti a Gesù abbiamo a volte paura, perché Gesù ci parla e ci chiede di cambiare, di amare, di costruire un mondo pacifico dove vivere insieme. Ma io che posso fare? Ci sembra ci chieda solo di rinunciare a qualcosa di noi, mentre non vediamo l’amore delle sue parole, della sua presenza. Lo abbiamo ascoltato nella lettura del libro di Isaia: “Anche se i monti si spostassero e i colli vacillassero, non si allontanerebbe da te il mio affetto, né vacillerebbe la mia alleanza di pace, dice il Signore che ti usa misericordia”. Lasciati abbracciare dall’amore del Signore, perché egli vuole solo che tu sia felice accogliendo la sua parola che è luce e insegna ad amare. Noi lo abbiamo cercato, seppur nell’incertezza o forse nell’abitudine. Per questo siamo qui. Non smettere mai di cercare il Signore, perché solo cercandolo sarai liberato dall’io e ti salverai.

Allora l’angelo continua a parlarci e ci affida una missione: andare a dire quello che ci è stato detto: il Signore è risorto e ci precede in Galilea. Che significa? Oggi, davanti a quel sepolcro che voleva chiudere la vicenda del Signore sotto una pietra pesante che è stata rotolata via, Gesù ci viene incontro e dice con affetto sapendo le nostre paure: “Salute e voi!”; o meglio sarebbe da tradurre: “Gioite!”. Sì, cari fratelli e sorelle: gioite! Il Signore si avvicina alla nostra paura, cammina con noi, come con i due discepoli che scendevano da Gerusalemme ad Emmaus tristi e delusi – e quanta delusione in questo tempo – e ci invita alla gioia, quella vera che non delude e dà forza, quando ci chiniamo e lo abbracciamo mentre lui abbraccia noi e ci riveste del suo amore generoso, come una madre che abbraccia i suoi figli. Ma poi aggiunge: “Andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno”.

Andate! Non c’è tempo da perdere; non indugiare! Non rimandare! C’è un popolo nella nostra città che aspetta che tu vada e racconti con la tua vita la gioia di vivere con il Signore, di ascoltare la sua parola di speranza e di salvezza, di prenderti cura dei sofferenti e dei poveri. Egli ci precede in Galilea, nel luogo dove aveva conosciuto quei discepoli e dove avevano cominciato a seguirlo. Sì, la Pasqua è un vero nuovo inizio, una nuova creazione, il principio di una nuova umanità. Abbi fiducia! Vieni ad ascoltare la Parola di Dio. Prenditi cura dei poveri e dei sofferenti come Gesù fa di te! Non dire sempre: non posso, non ho tempo, già faccio tanto, non sono adatto. Se tu accogli l’invito della Pasqua Gesù ti precede e ti guida. Sarà lui a indicarti la strada per il futuro, la strada di una felicità che non finisce. Ecco la Pasqua. Ecco la vita che da oggi inizia per ognuno di noi. Grazie Signore perché ci precedi e noi ci impegniamo a seguirti perché tu farai luce e ci darai un futuro gioioso di pace, in cui vivere insieme come fratelli e sorelle in questo mondo umiliato dalla violenza e da troppi io che dividono e corrono per se stessi. Noi vogliamo camminare, anzi correre con te, per affermare la vittoria della vita sulla morte, della mitezza sulla violenza, della pace sulla guerra, dell’amore su ogni divisione e su ogni male. Questo sia il nostro canto per la Pasqua. Amen!


+ Ambrogio Vescovo 



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Si consulti anche la news dedicata alla Settimana Santa e Pasqua 2023