Omelia San Michele Arcangelo (2024)
Domenica 29 settembre 2024
San Michele Arcangelo - Vallecorsa
Sorelle e fratelli, oggi è un giorno di festa. Celebriamo solennemente San Michele Arcangelo, lui il cui nome suona come una domanda: “Chi è come Dio”. Si, chi è come Dio in un mondo dove si moltiplicano prepotenza e violenza, che rendono tanti padroni della vita degli altri invece di essere al servizio della presenza amorevole di Dio nel mondo? Gli Arcangeli e gli angeli sono presentati sempre come creature al servizio di Dio, a volte messaggeri della sua parola e della sua presenza, come Gabriele, altre volte compagni di viaggio nella sofferenza e nella malattia, come Raffaele, che significa “Dio guarisce”. Nella prima lettura Michele appare come colui “che vigila sui figli del popolo di Dio”, perché non siamo dominati dall’angoscia e dalla paura. Non siamo soli, sorelle e fratelli, in questo tempo difficile, in cui è facile farsi dominare dall’angoscia, dalla fatica del tempo, dalle preoccupazioni della vita, a volte dall’incertezza del futuro, dalla fragilità del corpo e dello spirito, tutte emozioni e sensazioni che spesso fanno chiudere in se stessi. Il Signore vigila su di noi mediante i suoi messaggeri, la sua parola, la sua presenza, il suo amore.
Per questo siamo qui insieme, abbiamo bisogno di ritrovare la gioia di essere popolo, comunità radunata attorno al Signore, fratelli e sorelle che si scoprono vicini e amici. Il male è forte nel mondo. Lo vediamo nelle sue diverse facce, quella delle guerre, della violenza quotidiana, dell’ingiustizia, della povertà che aumenta ovunque, della solitudine di tanti anziani, dello spaesamento di tanti giovani, che fanno fatica a pensare al loro futuro e per cui il presente diventa a volte motivo di tristezza e angoscia. La lettura del libro dell’Apocalisse ci presenta quasi in maniera drammatica la forza del male, che vuole impossessarsi del mondo e dei cuori. Quel drago, a cui nell’immagine dell’arcangelo gli viene schiacciata la testa in segno di vittoria, è proprio il simbolo della forza del male, che vorrebbe farci credere che non possiamo fare niente per opporci. Eppure il figlio di quella donna, Gesù, è la nostra vittoria, la nostra possibilità di vivere, di aiutarci e sostenerci lasciandoci guidare dalla sua parola, facendoci indicare la strada, le scelte di ogni giorno, anche quelle piccole. Chiediamoci sempre quando dobbiamo parlare, incontrare qualcuno, prendere delle decisioni: cosa farebbe Gesù al mio posto?
Ma vedete. Il male non si presenta mai come un drago che mette paura, altrimenti forse scapperemmo o lo allontaneremmo. Il male ha la sua furbizia. È come la zizzania di cui parla Gesù nel Vangelo. Cresce insieme al seme buono, si confonde con esso. Se tu non te ne accorgi, rischia di soffocare il seme buono. Gesù dice che devi togliere la zizzania al tempo della mietitura per evitare di togliere anche il grano. Il grano, il seme buono, è la parola di Dio, il Vangelo che ascoltiamo nelle nostre comunità la domenica, al catechismo o in altri momenti di incontro, o quando leggi la Bibbia da solo. Quel seme, se lo fai entrare nel tuo cuore, eviterà che la zizzania cresca troppo e soffochi il buon seme. A volte nella vita di ogni giorno noi cediamo al seme cattivo, lasciandolo crescere nel nostro cuore. Pensiamo quante volte cediamo al male con le parole, con quelle cattive e offensive che scriviamo sui social, con l’egoismo che ci abitua a fare solo il nostro interesse, con l’indifferenza verso chi soffre e avrebbe bisogno del nostro aiuto o forse anche solo del nostro sorriso e del nostro saluto o di essere ascoltati. Piccoli gesti che mostrano che gli altri hanno un valore anche per te, che tu non sei l’unico esistente sul pianeta terra né nel tuo paese, ma che noi siamo un popolo, una comunità radunata dallo Spirito di Dio e che dobbiamo mostrare a tutti che si può vivere insieme volendoci bene e contrastando il male. Il mondo ha bisogno di noi, di donne e uomini che siamo seme buono, di pace, di fraternità, di unità, di amore. Sii tu questo seme che il Signore ha seminato nel tuo cuore. Fallo crescere nella tua vita e seminalo in quella degli altri, perché non cresca la zizzania, che divide e fa morire il seme buono. L’arcangelo Michele, insieme a Gabriele e Raffele, ti proteggeranno e ti saranno di aiuto, ma tu devi lasciarti aiutare e non fare sempre di testa tua. Chiediamolo al Signore. Preghiamolo perché interceda per noi, per le nostre comunità, per questa terra. Preghiamo soprattutto per i popoli dominati dalla guerra, come la Terra Santa, il Libano, l’Ucraina e molti altri, perché tutti siano liberati dalla violenza, dalla povertà e dalle ingiustizie. Che il male sia vinto e torni a fiorire la pace e la terra sia sempre più un luogo dove si possa vivere insieme nella nostra diversità. Amen
+ Ambrogio Vescovo
San Michele Arcangelo - Vallecorsa
Sorelle e fratelli, oggi è un giorno di festa. Celebriamo solennemente San Michele Arcangelo, lui il cui nome suona come una domanda: “Chi è come Dio”. Si, chi è come Dio in un mondo dove si moltiplicano prepotenza e violenza, che rendono tanti padroni della vita degli altri invece di essere al servizio della presenza amorevole di Dio nel mondo? Gli Arcangeli e gli angeli sono presentati sempre come creature al servizio di Dio, a volte messaggeri della sua parola e della sua presenza, come Gabriele, altre volte compagni di viaggio nella sofferenza e nella malattia, come Raffaele, che significa “Dio guarisce”. Nella prima lettura Michele appare come colui “che vigila sui figli del popolo di Dio”, perché non siamo dominati dall’angoscia e dalla paura. Non siamo soli, sorelle e fratelli, in questo tempo difficile, in cui è facile farsi dominare dall’angoscia, dalla fatica del tempo, dalle preoccupazioni della vita, a volte dall’incertezza del futuro, dalla fragilità del corpo e dello spirito, tutte emozioni e sensazioni che spesso fanno chiudere in se stessi. Il Signore vigila su di noi mediante i suoi messaggeri, la sua parola, la sua presenza, il suo amore.
Per questo siamo qui insieme, abbiamo bisogno di ritrovare la gioia di essere popolo, comunità radunata attorno al Signore, fratelli e sorelle che si scoprono vicini e amici. Il male è forte nel mondo. Lo vediamo nelle sue diverse facce, quella delle guerre, della violenza quotidiana, dell’ingiustizia, della povertà che aumenta ovunque, della solitudine di tanti anziani, dello spaesamento di tanti giovani, che fanno fatica a pensare al loro futuro e per cui il presente diventa a volte motivo di tristezza e angoscia. La lettura del libro dell’Apocalisse ci presenta quasi in maniera drammatica la forza del male, che vuole impossessarsi del mondo e dei cuori. Quel drago, a cui nell’immagine dell’arcangelo gli viene schiacciata la testa in segno di vittoria, è proprio il simbolo della forza del male, che vorrebbe farci credere che non possiamo fare niente per opporci. Eppure il figlio di quella donna, Gesù, è la nostra vittoria, la nostra possibilità di vivere, di aiutarci e sostenerci lasciandoci guidare dalla sua parola, facendoci indicare la strada, le scelte di ogni giorno, anche quelle piccole. Chiediamoci sempre quando dobbiamo parlare, incontrare qualcuno, prendere delle decisioni: cosa farebbe Gesù al mio posto?
Ma vedete. Il male non si presenta mai come un drago che mette paura, altrimenti forse scapperemmo o lo allontaneremmo. Il male ha la sua furbizia. È come la zizzania di cui parla Gesù nel Vangelo. Cresce insieme al seme buono, si confonde con esso. Se tu non te ne accorgi, rischia di soffocare il seme buono. Gesù dice che devi togliere la zizzania al tempo della mietitura per evitare di togliere anche il grano. Il grano, il seme buono, è la parola di Dio, il Vangelo che ascoltiamo nelle nostre comunità la domenica, al catechismo o in altri momenti di incontro, o quando leggi la Bibbia da solo. Quel seme, se lo fai entrare nel tuo cuore, eviterà che la zizzania cresca troppo e soffochi il buon seme. A volte nella vita di ogni giorno noi cediamo al seme cattivo, lasciandolo crescere nel nostro cuore. Pensiamo quante volte cediamo al male con le parole, con quelle cattive e offensive che scriviamo sui social, con l’egoismo che ci abitua a fare solo il nostro interesse, con l’indifferenza verso chi soffre e avrebbe bisogno del nostro aiuto o forse anche solo del nostro sorriso e del nostro saluto o di essere ascoltati. Piccoli gesti che mostrano che gli altri hanno un valore anche per te, che tu non sei l’unico esistente sul pianeta terra né nel tuo paese, ma che noi siamo un popolo, una comunità radunata dallo Spirito di Dio e che dobbiamo mostrare a tutti che si può vivere insieme volendoci bene e contrastando il male. Il mondo ha bisogno di noi, di donne e uomini che siamo seme buono, di pace, di fraternità, di unità, di amore. Sii tu questo seme che il Signore ha seminato nel tuo cuore. Fallo crescere nella tua vita e seminalo in quella degli altri, perché non cresca la zizzania, che divide e fa morire il seme buono. L’arcangelo Michele, insieme a Gabriele e Raffele, ti proteggeranno e ti saranno di aiuto, ma tu devi lasciarti aiutare e non fare sempre di testa tua. Chiediamolo al Signore. Preghiamolo perché interceda per noi, per le nostre comunità, per questa terra. Preghiamo soprattutto per i popoli dominati dalla guerra, come la Terra Santa, il Libano, l’Ucraina e molti altri, perché tutti siano liberati dalla violenza, dalla povertà e dalle ingiustizie. Che il male sia vinto e torni a fiorire la pace e la terra sia sempre più un luogo dove si possa vivere insieme nella nostra diversità. Amen
+ Ambrogio Vescovo
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Qui l'elenco completo degli interventi e delle omelie del Vescovo Ambrogio:
https://www.diocesifrosinone.it/documenti/vescovo-spreafico/