Omelia Messa Crismale 2023
Mercoledì 5 aprile 2023
Abbazia di Casamari - Veroli

Mai come oggi sentiamo il valore e il senso di essere uniti in un solo corpo, una comunità di donne e uomini che camminano insieme, con un cuor solo e un’anima sola, vivono amandosi l’un l’altro, testimoniando al mondo il segreto prezioso dell’essere una sola famiglia, la famiglia dei discepoli di Gesù, “come un sacramento o segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” (Lumen gentium 1). Davanti a questo dono non nascondiamo la nostra fatica a viverlo e a realizzarlo pienamente. Non possiamo infatti non rammaricarci per le divisioni, i muri di diffidenza, il giudizio che separa, le invidie e a volte anche la scarsa sincerità e schiettezza delle relazioni. Così, magari inconsapevolmente, lasciamo crescere quell’orgoglio che esalta l’io e rifugge il noi, che crea piccoli io collettivi contro altri. Cari amici, non lasciamo mai prevalere questi sentimenti nel nostro cuore e nelle nostre relazioni fraterne. Sarebbe umiliare la comunità nella quale il Signore ci ha costituiti e alla quale ci ha affidati.
Oggi è il giorno in cui con umiltà ci lasciamo prendere la mano dal Signore e andiamo dove Egli ci vuole condurre e non dove siamo abituati ad andare da soli o con quelli che sono come noi. I discepoli umili, consapevoli della loro pochezza, alzano gli occhi verso il Signore e con il suo sguardo compassionevole guardano il popolo che ci sta intorno, per comunicare la gioia del Vangelo e l’amore di Dio per tutti, senza esclusioni o graduatorie. Ho ascoltato con gioia quanto alcuni di voi sacerdoti mi avete raccontato durante la benedizione delle famiglie: il bisogno di essere ascoltati, di confidare una fatica, un dolore, o solo la gioia di quella visita e di ricevere una benedizione. Ecco la vera felicità del nostro ministero, cari amici. Incontrare, ascoltare, allargare quei piccoli recinti in cui a volte ci chiudiamo con pochi, magari con quelli che ci danno sempre ragione. E gli altri? La Chiesa non esclude mai! Siamo un popolo che include, perché ama e quindi cerca chi non c’è, chi si è smarrito. La Chiesa esprime universalità, famiglia che accoglie le particolarità di ognuno arricchendole nell’incontro con il Signore e gustando la gioia di essere suo popolo.
Fu anche l’esperienza di Israele, quando Dio attraverso il suo servo Mosè lo liberò dalla schiavitù dell’Egitto. Proprio questa sera inizia la Pasqua ebraica, memoria di libertà. La Haggadah di Pasqua, il racconto che celebra questo evento, dice: “In ogni generazione ciascuno ha il dovere di considerarsi come se egli stesso fosse uscito dall’Egitto… perché il Santo, benedetto Egli sia, non liberò solo i nostri padri, ma noi pure liberò insieme con loro”. Incamminiamoci verso il Triduo Santo con la coscienza di vivere noi stessi ciò di cui facciamo memoria. Cominciamo allora anche noi a gustare la gioia della liberazione dall’amore per noi stessi, da quel peccato che imprigiona il cuore, dalla convinzione presuntuosa di essere già nel giusto impedendo al Signore di cambiarci nel profondo, di convertirci a lui. Sì, abbiamo tutti bisogno di cominciare di nuovo il cammino di libertà per poter essere la famiglia di Dio, la comunità dei discepoli di Gesù, bella e gioiosa, umile e misericordiosa, santa e peccatrice.
“Lo spirito del Signore è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione, mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai miseri….”, dice un profeta che viveva un tempo di dispersione e smarrimento del suo popolo. Anche il nostro è un tempo di dispersione e di smarrimento, dove maturano la divisione e la violenza, come la guerra in Ucraina, ma anche la violenza delle nostre città. Nei tempi difficili Dio suscita profeti, uomini e donne a cui affida una missione universale e insieme nuova: quella di comunicare con passione la sua Parola, per dare speranza, consolare, riunire i dispersi, abbattere i muri che separano, amare i poveri e i sofferenti. Chiediamo al Signore che questi oli santi, che si prendono cura della nostra fragile umanità, siano un balsamo di vita e di salvezza, per sanare le ferite del dolore, della malattia, della solitudine, della violenza. L’olio che sarà benedetto viene dal Seminario di Anagni, ma anche in parte da quegli ulivi piantati sul luogo della strage di Capaci, dove persero la vita Giovanni Falcone con la moglie e la scorta. Da un luogo di morte possiamo far nascere la vita, come dal legno della croce venne il Risorto. Oggi questo olio è affidato a voi, cari fratelli sacerdoti, e insieme a tutto il popolo delle nostre comunità, perché sia medicina per il nostro ministero e per la vita di tutti quelli che incontreremo nel nostro ministero di sacerdoti e di diaconi. È il senso delle promesse sacerdotali che rinnoverete come impegno solenne davanti al Signore. Non smettiamo mai di essere buoni samaritani capaci di fermarsi accanto a chi soffre nel corpo e nello spirito per prenderci cura di ognuno con la pazienza e la generosità dell’amore, con la mitezza e la compassione degli umili. Grazie, cari sacerdoti, per la fraternità che ci lega, grazie per il vostro generoso ministero al servizio del Vangelo. Il Signore vi guidi sempre con la luce della sua Parola di vita eterna. Cari fratelli e sorelle, voi tutti che avete esperimentato la forza di salvezza di questi santi oli, possiate con noi gioire di essere parte di questa famiglia di Dio, per cui invochiamo protezione e salvezza. Amen.
+ Ambrogio Vescovo
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Qui una Fotogallery Messa Crismale 2023
Si consultino anche gli articoli dedicati:
- L'olio per la Messa Crismale 2023
- Settimana Santa e Pasqua 2023