Festa di Sant’Ambrogio martire, patrono della città di Ferentino e della Diocesi 
01 maggio 2019
Concattedrale di Ferentino

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Care sorelle e cari fratelli,

è sempre una gioia celebrare questa festa del nostro martire Ambrogio, testimone dell’amore gratuito e eccessivo del Signore per la nostra vita, tanto che Ambrogio non rinunciò ad esso neppure davanti alla morte. Per questo leggiamo ogni anno quel passo del Vangelo di Giovanni, che ci ricorda una verità essenziale della vita cristiana: “Se il chicco di grano caduto in terra non muore rimane solo, se invece muore produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna”. Si potrebbe tradurre meglio: “Chi s’attacca alla propria vita la perde…”. Queste parole ci sembrano impossibili. Come si fa a non essere attaccati alla propria vita. Ciascuno di noi farebbe di tutto per conservarla, difenderla, migliorarla.

Eppure, cari amici, le parole di Gesù contengono un grande segreto di vita e di umanità, che vorrei spiegare con tre parole che guideranno la mia breve riflessione. La prima è la più semplice e insieme la più difficile da vivere: amare. Vorrei dire che dobbiamo essere più consapevoli che anzitutto l’amore vero viene da Dio. Lui ci ama per quello che siamo, pur con le nostre fragilità e il nostro peccato. Se fossimo consapevoli di questo, anche noi sapremmo amare come lui ci ama. Del resto, così aveva detto ai suoi discepoli: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avrete amore gli per gli altri” (Gv 13,34-35). Da queste parole impariamo la misura dell’amore: siamo chiamati ad amarci come lui ama noi. Mi chiedo: noi ci amiamo secondo questa misura o il nostro amore per gli altri va a simpatia, a istinto, a esclusione, secondo le nostre misure e calcoli? Non siamo troppo misurati e calcolatori nel nostro amore, in ciò che diamo agli altri, fosse tempo, attenzione, solidarietà? Non escludiamo troppe persone dal nostro amore e dalle nostre preoccupazioni? L’amore di Gesù non escludeva nessuno, anzi privilegiava gli esclusi. E il nostro?

Seconda parola: distacco. Per amare veramente, ognuno si deve un po’ distaccare da se stesso. Se tu vuoi bene a una persona e ti imponi su di lei, se vuoi sempre avere ragione, se non ascolti, se ti interessi di lei solo quando ne hai bisogno, questo non è amore. Per amare qualcuno come Gesù bisogna prendere un po’ le distanze da se stessi, far vivere l’altro davanti a noi, ascoltarlo, capire e prevenire il suo bisogno. I martiri non sono stati così attaccati alla loro vita da aver paura di perderla. Sapevano che essa era nelle mani di Dio anche se qualcuno l’avesse loro tolta. Come Gesù, non hanno rinunciato a credere e ad amare neppure davanti alla minaccia di morte. Se sei troppo attaccato a te stesso e non permetti agli altri di esistere nella loro diversità, perché li giudichi, li insulti, li escludi, li elimini, magari anche solo con un clic sul tuo cellulare, purtroppo perderai la tua vita; ti illuderai di conservarla, ma non sarai mai felice pienamente.

Terza parola: mitezza. Gesù disse nelle beatitudini: “I miti erediteranno la terra”. Il mondo crede di ereditare la terra con le guerre, il possesso, l’accaparramento delle risorse del pianeta (con le conseguenze che tutti vediamo nei disastri ambientali). Il martire è un mite e un umile. Non prende la spada (Gesù l’aveva rifiutata quando uno dei suoi lo voleva difendere imbracciando la spada), non risponde alla violenza con la violenza. Ma Gesù non è un buonista, come si usa dire oggi in modo sprezzante. E’ un buono, quello sì, come ogni cristiano dovrebbe esserlo. Soprattutto è un mite. Sa che solo nella mitezza di un amore generoso e senza limiti c’è la vittoria. Se vuoi vincere il nemico, sii umile e mite, salutalo, amalo, e lo vincerai. E’ la vittoria della Pasqua di vita e resurrezione, che ha sconfitto la violenza e la morte. La violenza genera solo più violenza e rende il mondo peggiore. Non credo ci sia bisogno di dimostrarlo! Basta vedere le conseguenze delle guerre, del terrorismo, ma anche della piccola violenza di gesti e parole della nostra società. A proposito, come ho detto più volte, ribadisco che un cristiano che condivide anche solo sui social un insulto con un semplice clic commette peccato e si deve confessare. Da quando l’ho detto mi dicono alcuni parroci che sono aumentate le confessioni!

Cari amici, il nostro martire ci aiuti a vivere con questi sentimenti. Unito a Gesù, Ambrogio martire ci indica oggi una via, che diventa per noi una scelta, scelta di vita e anche di felicità. Lasciamoci guidare da lui e renderemo più umana e migliore la nostra vita e il mondo in cui siamo. Affidiamo a lui la nostra vita, le nostre famiglie, questa sua città, la nostra terra, il mondo intero, i poveri, gli anziani, i profughi, i deboli, perché ognuno possa godere dell’amore dei cristiani. E soprattutto preghiamo! Continuiamo a pregare per lo Sri Lanka, per la Chiesa di quel paese, perché cessi ogni violenza e i cristiani possano tornare a pregare nelle Chiese. C’è bisogno di più preghiera perché il bene vinca sul male, la mitezza sulla violenza, l’amore sull’odio, la vita sulla morte.
 
 
+ Ambrogio Vescovo

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Si legga anche la news dedicata Sant'Ambrogio 2019