Vescoco domenica delle palme 2024Cattedrale
Domenica 24 marzo 2024




Sorelle e fratelli,
abbiamo ascoltato la lunga narrazione della vicenda che conclude la vita terrena di Gesù di Nazareth. Se confrontiamo la lunghezza di questo racconto con il resto del Vangelo di Marco, vediamo quanto fosse stato importante questa vicenda nella comunità primitiva, due capitoli sui 16 del Vangelo. Sì, fu da lì che si manifestò ai discepoli e alle donne il senso e il segreto di quella vita in mezzo a noi del Figlio di Dio. Lui, uomo dei dolori, aveva condiviso in tutto l’assedio e la forza del male, il tradimento e l’abbandono degli amici, la violenza degli accusatori, la spada e la croce, la morte più infamante per un essere umano, assimilato al peggiore dei criminali. I discepoli fecero fatica non solo a seguirlo, ma a capirlo, soprattutto a capire che proprio quell’uomo fosse Figlio di Dio, il loro e nostro salvatore. Tanto che la notizia della resurrezione viene data dal Vangelo di Marco in maniera del tutto scarna, 9 versetti, nonostante fosse il centro del suo messaggio di vita e di speranza per ogni essere umano.
Sorelle e fratelli, anche noi facciamo fatica a capire il senso e la forza di questo Vangelo, che ciò che abbiamo ascoltato sia davvero una buona notizia. Pensiamo di conoscere Gesù, ci accontentiamo di una fede ripetitiva, e poi nella vita spesso seguiamo noi stessi, ci lasciamo trascinare distrattamente dalla fatica quotidiana, in cui lo spazio di questa vicenda, cuore e centro della vita cristiana, diventa opaca, quasi inesistente in ciò che facciamo. Ci muoviamo tra una cosa e l’altra, tanto che il Vangelo di Gesù ci sembra poco per questo tempo di odio, di violenza, di tanta sofferenza. Allora ci prende la delusione e a volte lasciamo stare di fondare la nostra vita sul segreto della morte e resurrezione di quell’uomo così diverso della Galilea, periferia dell’Impero Romano, abituato invece alle armi e alla conquista, un po’ agli antipodi di questo nostro Signore, che predicava la mitezza e l’umiltà, la misericordia e la compassione, la cui forza era nell’amore gratuito e che si era identificato con i poveri e i miseri.
Non fu scontato per quei discepoli capire, vivere, e poi proclamare questo Vangelo così diverso e rivoluzionario. Anch’essi fecero fatica. Dovettero ricorrere alle Scritture del loro popolo, Israele. E la Parola di Dio illuminò pian piano quella luce che veniva dalla croce e da quel sepolcro che trovarono vuoto senza capire. Chiediamoci: non è così anche per noi molte volte? Eppure oggi siamo qui. Siamo stati con lui nel suo ingresso a Gerusalemme, perché lo vogliamo seguire in questi giorni liberandoci dagli affanni della nostra quotidianità. Facciamoci illuminare da questa luce che brilla nel dolore e che non vedremo da soli, ma se saremo con lui e con quei fratelli e sorelle che camminano con noi. Siamo il suo popolo, con le nostre fragilità e paure. Eppure, ci hai chiamato e vorremmo in questa settimana accompagnarti per gustare meglio il segreto di vita che tante generazioni cristiane hanno custodito e che è giunto fino a noi. Lo facciamo assieme ai feriti di questo mondo, ai violentati dalla guerra e dal terrorismo, dalle ingiustizie e dalla povertà, dalla solitudine e dallo smarrimento. Come Maria, tua e nostra Madre, e come Giovanni, saremo con te, per asciugare le lacrime di tutti quelli di cui tu ancora oggi porti la croce, per poi condividere la forza della tua resurrezione. Signore, rendici luce di pace e di amore per tutti ogni giorno della nostra vita.




+ Ambrogio Vescovo 

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