Domenica 2 aprile 2023
Cattedrale


Domenica delle Palme003

Cari fratelli e sorelle,
Siamo all’inizio della Settimana Santa. Siamo entrati in questa cattedrale come popolo che segue Gesù, mettendoci in cammino con lui e dietro di lui. Siamo come quella folla di Gerusalemme, variegata. I discepoli non sono soli, ma in mezzo a tanta gente. Mi immagino di essere con voi tra il popolo di questa città, potremmo forse dire del mondo intero. Ognuno porta con sé le fatiche e le speranza della sua vita, forse anche quella tristezza che in questo tempo ci rende più chiusi, diffidenti, lamentosi, a volte arrabbiati, facilmente abituati a seguire se stessi invece di seguire il Signore. Ma oggi siamo qui come vorremmo essere con lui in questa settimana. Alziamo gli occhi verso di lui, sofferente e crocifisso. Chi siamo noi? Come Giuda, che lo tradì? O forse come Pietro, che negò di conoscerlo? O piuttosto come quelle donne che lo seguivano assieme a Maria sua madre? O come quel contadino di Cirene, che non c’entrava niente con lui, eppure non si tirò indietro aiutandolo a portare la croce?

Il mondo è lastricato di croci: quelle dei poveri che non hanno nulla, di chi soffre per la guerra, come in Ucraina, dei migranti che fuggono da una vita misera e senza futuro, degli anziani spesso abbandonati a se stessi negli istituti o a casa soli o dei giovani che non vedono un futuro per la loro vita. Alza lo sguardo da te stesso! Non pensare di essere l’unico che fatica a vivere i questo tempo difficile, di egoismi e di violenza! Impara a seguire Gesù ed egli ti porterà su queste vie lastricate di croci perché possa aiutarti a donare un po’ della tua vita per gli altri, perché dalla Pasqua possa nascere un popolo nuovo, un popolo di donne e uomini che imparano a vivere insieme amandosi, soccorrendo chi ha bisogno, prendendosi cura dei feriti della vita. Non farti dominare da quel torpore che ti dice: tanto che puoi fare? Non vedi che non si può far niente, che il mondo è così? Pensa a te stesso, come dissero a Gesù sulla croce.

Oggi entriamo con Gesù nella città Santa, la città della pace, con le mura aperte per accogliere tutti coloro che vogliono gioire della presenza amorevole di un Dio che si è fatto così vicino da diventare uno di noi, per condividere le gioie e i dolori della nostra fragilità. Quel centurione e gli altri soldati, uomini violenti abituati alla guerra, vedendo la morte di quel giusto crocifisso “furono presi da grande timore e dicevano: “Davvero costui era figlio di Dio!”. Quel terremoto scuota anche il nostro cuore a volte pauroso e indurito, incerto e rassegnato, perché riconoscendo in quel crocifisso il nostro Maestro e Signore, cominciamo di nuovo ad ascoltarlo e a seguirlo e ci rivestiamo di un po’ di passione per la vita e per l’umanità. Solo lui ha parole di vita eterna, solo lui ci dona nell’Eucaristia un cibo che sazia e che libera, solo lui ci libera dal peso di un io impaurito, perché solo lui ha vinto la morte. Per questo egli è re! Lo celebriamo allora nella Pasqua, questa festa che si confonde con tante altre cose e passa a volte come se niente fosse. Non sia così per noi! Seguiamo insieme Gesù nella Messa Crismale, dove saranno benedetti e consacrati gli oli santi, che ci segnano fin dal battesimo rafforzando il nostro spirito, nella celebrazione della Cena del Signore il Giovedì Santo e poi davanti al suo Corpo Santo nelle nostre chiese, nella celebrazione del Venerdì Santo e poi nella Veglia Pasquale, dove canteremo la gioia della resurrezione. Così arricchiremo la nostra umanità della presenza di Dio in Gesù che muore e risorge per noi per cambiare il mondo e la storia. Noi lo crediamo. Per questo ci uniamo a lui e tra noi.
Amen



+  Ambrogio Vescovo


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