Suor Alessandra del Monastero S. Maria deiFranconi (benedettine) di Veroli

Ero la terza di nove figli, nati dall’agiato proprietario e commerciante di Veroli Luigi Viti e da Anna Bono di Ferentino. La nostra famiglia medio-borghese poteva vivere in condizioni agiate,ma la febbre del gioco e del vino, rovinò mio padre e tutta la famiglia. In breve tempo il patrimonio venne dilapidato e la mia  famiglia cadde in miseria. La mamma donna di squisita sensibilità e profondamente religiosa, morì di crepacuore.Accudii con amore a tutte le faccende di casa e all’educazione della numerosa nidiata di fratelli e sorelle. La miseria crebbe e si affacciò lo spettro della fame. Allora presi la decisione di andare a servizio presso la famiglia Mobili di Monte San Giovanni Campano. In questo periodo maturò in me  la decisione di farmi monaca, rifiutai la richiesta di matrimonio fattami da un ricco cittadino di Alatri.Tornata a Veroli, ho aspettato ancora qualche anno per avviare a buona sistemazione i fratelli e le sorelle.A 24 anni iniziava il mio cammino di donna matura verso le vette della perfezione cristiana. La chiarezza della mia vocazione si è via via manifestata ed intensificata nell’amore a Cristo, conosciuto e vissuto attraverso il dolore delle vicende familiari. In uno dei pochissimi scritti che potete leggere ho detto:”Una volta che ho la bella sorte di farmi santa, se la perdo, la perdo per sempre: E se ho la fortuna di potermi fare santa, dunque mi voglio fare santa. Signore datemi la forza.”Non trascuravo mai di compiere le cose minute, senza essere né pedante né scrupolosa. Ero una creatura estremamente semplice, padrona di se stessa, attiva e contemplativa,  una donna di buon senso, illetterata, senza cultura perché a stento riuscivo a scrivere qualcosa, ma disarmante per le mie intuizioni, perché dentro avevo una forza straordinaria, dirompente: la forza della grazia!Ho sempre cercato di essere delicata di modi, paziente, uno spirito di carità autentico, sollecita prontezza al servizio delle sorelle, dei malati in tutte le occasioni ed un assidua dedizione al lavoro fino a tarda età.Dicono che avevo il sorriso negli occhi e nella bocca, una parola buona per tutti. Ero sempre riservatissima e silenziosa. Il silenzio era per me l’atmosfera indispensabile al respiro dell’anima. Nel vedere la bellezza della natura nel contemplare il firmamento, il sole, ho esclamato con ammirazione: ” POTENZA E CARITÀ DI DIO”.Anche in prossimità della morte che è arrivata alla bella età di 96 anni, era sollecita nell’osservanza dell’obbedienza. Avvertii l’avvicinarsi della morte e come tutte le creature umane né sentì gioia, timore e paura. Soffrii molto, ma con una disposizione d’animo in piena adesione alla volontà di Dio.Quale messaggio oltre quello dell’umiltà  ho cercato di trasmettere? Oggi si parla della donna, e della vocazione della donna nella società e nella chiesa.Purtroppo però, in questo tempo, presi dalla nevrosi del fare, si trascura la dimensione contemplativa della donna. La vita in clausura chi io scelsi, non isola dal mondo, non fa perdere di vista i grossi problemi dell’umanità. Al contrario l’amore e la preghiera contemplativa abbracciano tutta l’umanità e sono necessari al mondo come il respiro lo è per la vita. Così l’umile, mite sorridente Sr. M. Fortunata Viti col suo nascondimento, con la sua prontezza nel servire, con la sua vita fatta di rendimento di lode ti sia modello di donna nel cammino verso la perfezione cristiana. Ed in questo cammino ti guidi la Potenza e Carità di Dio.